I FIGLI DEL SOLE
FIGLI DEL SOLE è la storia del dodicenne ALI e dei suoi tre amici. Insieme, lavorano sodo per sopravvivere e sostenere le proprie famiglie, tra lavoretti in garage e piccoli reati per fare velocemente due soldi.
Con un colpo di scena quasi miracoloso, ad Ali viene affidata la responsabilità di recuperare un tesoro nascosto sottoterra. Il giovane quindi recluta la sua banda, ma per ottenere l’accesso al tunnel, i bambini dovranno prima iscriversi alla Sun School, un istituto di beneficenza volto a formare ragazzi di strada e bambini lavoratori, situato vicino al tesoro nascosto.
“Il messaggio di Figli del sole è che siamo tutti responsabili nei confronti di questi bambini, molti dei quali sono estremamente talentuosi e tutti preziosi. Semplicemente, non è tollerabile che il loro status sociale ed economico li consegni a un futuro di opportunità limitate e scarse prospettive.” (commento del regista Majid Majidi)
Scheda FilmTHE SPECIALS
The specials – Fuori dal comune, è il frutto di un impegno durato vent’anni. Nel 1994, eravamo supervisori in un campo estivo dove ho conosciuto Stéphane Benhamou, fondatore dell’associazione “Le Silence des Justes”, specializzata nella cura di bambini e adolescenti autistici e finalizzata alla loro integrazione nella società. Ci siamo persi di vista, finché non ha preso in cura un mio parente. Io e Olivier abbiamo deciso di andare a vedere il campo estivo e siamo rimasti molto colpiti dall’umanità e dall’energia mostrata da Stéphane e dalla sua squadra. Ci eravamo già detti che fosse un contesto meraviglioso per raccontare una storia e girare un film, ma non ci sentivamo ancora pronti. Quattro anni fa, Canal+ ci ha proposto una produzione di 26 minuti, abbiamo deciso di mostrare il lavoro dell’associazione con un documentario dal titolo “Dovremmo farci un film”. (Eric Toledano, regista)
Scheda FilmBene Ma Non Benissimo
UN ESEMPIO POSITIVO AL FEMMINILE PER CONTRASTARE LA PIAGA DEL BULLISMO. CON LEGGEREZZA.
Il film, pur affrontando una tematica così delicata e avendo come protagonista una ragazzina che ha perso la madre da poco, grazie ai suoi toni leggeri, riesce a sviscerare i punti nodali delle vicende dei protagonisti senza superficialità e con un registro adeguato agli studenti tra i 10 e i 13 anni. La protagonista Candida potrebbe essere una bambina come tante di quelle che si vedono a scuola: grassottella, con l’accento siciliano (poiché si è trasferita a Torino a causa dei problemi economici del padre) soggetta alle discriminazioni e vessazioni dei compagni di classe. Per di più è orfana di madre. Eppure, questa sua condizione di diversità rispetto ai compagni, la rende ancora più forte, determinata e capace di ribellarsi: cerca di illuminare le menti dei suoi compagni, soprattutto per proteggere Jacopo,il compagno di banco che diventerà il suo migliore amico.
Il ragazzino, di famiglia molto benestante ma timido e introverso, sopporta veri e propri atti di bullismo, ma la sua amica lo aiuterà a reagire. I due, pur essendo lontanissimi per classe sociale, cultura e provenienza geografica, stringono un’amicizia importante e si uniscono contro i loro compagni che li discriminano. Il finale positivo vuole essere una nota di riflessione per tutti i bambini delle età dei protagonisti a non commettere atti di bullismo ma a pensare sempre con le proprie teste, considerando le diversità dei compagni delle ricchezze e non dei pretesti per ferire i loro sentimenti. Non solo i compagni faranno ammenda e impareranno la lezione, ma anche le famiglie di Candida e Jacopo, in un primo momento distanti, si legheranno per motivi di amicizia e anche di lavoro come vedremo nell’epilogo; comprensione e armonia saranno all’ordine del giorno. Infine, le animazioni della madre di Candida sulla foto della tomba sono una nota di tenerezza per la ragazzina: anche grazie a lei la bambina riuscirà a fare delle scelte importanti e affrontare le difficoltà.
Scheda FilmNato a Casal di Principe
“Volevo che questa storia vera incredibile lo spettatore la vivesse con gli occhi del protagonista, un ragazzo di vent’anni. Con il personaggio di Amedeo, attraverso questa storia fin troppo vera mi sono potuto addentrare in territori inesplorati nei film dove c’é la camorra : nello sguardo delle vittime silenziose. Di chi vuole ribellarsi e non sa come fare. Di chi magari pensa anche di diventare come loro, i camorristi, per trovare giustizia. Questo mi interessava in questo film: la possibilità di un racconto diverso sul vivere in terre di Camorra. I personaggi non sono né eroi né criminali, hanno la sola colpa di essere nati in queste terre maledette. Ho raccontato una famiglia. Una storia di persone normali che si trovano troppo vicine a fatti di camorra gravissimi. La verità di tutti i dettagli e di tutti i personaggi mi ha guidato, la vicinanza della famiglia vera di Amedeo Letizia mi ha ispirato. Nato a Casal di Principe è il loro film, noi che ci abbiamo lavorato siamo loro debitori.
Con gli attori abbiamo visto ancora oggi, dopo quasi 30 anni dai fatti, il dolore e lo sconcerto di questa famiglia e dal rispetto per questo dolore siamo partiti. Tutta questa verità ci ha dato la forza per fare un film dove i grandi nomi della Camorra dei Casalesi degli anni ‘90 ci sono ma sono visti ad altezza uomo, dal punto di vista delle loro vittime innocenti. Ho pensato a tutto questo per fare di Nato a Casal di Principe un racconto in prima persona forte e profondo, in cui il pubblico possa immedesimarsi, vivere e capire cosa significa essere nato in terre dove la criminalità organizzata la fa da padrona”. (Bruno Oliviero, regista)